Donne Impresa

15 Giugno 2020

LUCIO III

Riconosciuta dalla regione
Via Roma, 18, 37030 Badia Calavena, VR, Veneto, Italia
045 7810775
349 4318302

L’Azienda agricola Lucio III dedica la sua attività principale all’apicoltura. Oltre all’apiario sede della costituenda fattoria didattica, ne possiede altri due nel territoriodi Badia Calavena (uno in Via Roma, 18 ed uno in Contrada Tessari) ed un quarto il località Formigaro a Tregnago. L’azienda si sta attrezzandoanche con un selezionatore ed essicatore di polline.

L’Azienda agricola Lucio III è situata in Contrada Còsari a circa 2/3 del sentiero “Lucio III” che, partendo dalla Piazza Marcato (di Badia Calavena), raggiunge la sommintà di “Colle San Piero”  sede dell’antico minastero benedettino dove, per fuggire dalla calura estiva, fin dal 1040 vi si trasferivano i Vescovi di Verona. Papa Lucio III, eletto al soglio pontificio nella primavera del 1183 dovette e fuggire da Roma  per dissidi interni e fu ospitato dal  Vescovo di Verona. Alle calende di agosto dello stesso anno Papa Lucio III , ospite del monastero, consacrò la chiesa dell’eremo dedicandola a S. Pietro. Intorno al 1270 il monastero fu trasferito ai piedi del monte S. Piero dove si possono ancora ammirare l’oratorio, lo “scaldario”, la mensa e altre strutture originali oltre al campanile e alla loggia del chiostro progettata dall’Abate commendatario Maffeo Maffei (1424-1432) . Presso l’apiario è conservata una fotocopia della bolla papale con cui Papa Lucio III concedeva le indulgenze “dai  peccati e dalle pene” a quanrti avessero visitato la chiesa da lui consacrata nei vari periodi del calendario liturgico.

Il territorio riporta testimonianze della presenza dell’uomo  fin dal Neolitico. Numerosi reperti di selce sono stati rinvenuti in zona e testimoniano una intensa attività di ricerca e lavorazione. La selce ritrovata nella saccoccia di Oetzi proveniva dalla Lessinia. Un’altra fase di estrazione e lavorazione intensa della selce ci fu tra il 1701 e il 1860 con la produzione di pietre focaie per fucili adottate anche dall’esercito asburgico e ottomano.

Dall’apiario si può ammirara il panorama dell’ampia valle e i vari terrazzamenti formati dal flusso delle acque del torrente Progno che, fin dal Wurmiano, ha plasmato il fondovalle. Le colline che la circondano, una volta coperte da foreste di faggio, furono disboscate con l’arrivo, intorno al 1200, dei coloni “cimbri” per produrre carbone. Successivamente al posto del bosco vi si formarono ampi pascoli  raggiungibili, per l’alpeggio, attraverso la Via Vaccara  sulla dorsale Ovest  (ora via Cara) e con la Via della Lana  sulla dorsale  Est (v. Scaligeri, Signori dui Verona). Con l’aumentare della popolazione i montanari dissodarono  molti pascoli erigendo innumerevoli “marogne” (muri a secco, oggi patrimonio dell’umanità) per poter  coltivare nuovi terreni e “sfamare” la numerosa prole. La crescita della popolazopne vide fasi alterne dettate dalle numerosi pesti che si susseguirono nel corso dei secoli. Quelle ricordate per la particolare elevata mortalità risalgono al 1348 e al 1630 (v. Manzoni).

La flora selvatica, anche di interesse apistico, è rappresentata da castagno, rovo, liana, ligustro, edera (fioritura tardiva), oltre che da innumerevoli altre varietà botaniche da sottobodsco (ginestrino, nocciolo,…) o da prato (tarassaco, leguminose selvatiche, iris,…) L’agricoltura, una volta abbastanza intensiva, si è ora ampiamente ridimensionata. Permangono ancora pochi appezamenti coltivati di albicocco e ciliegio.

Tra la fauna selvatica si annoverano colubri gialli e neri, porcospini, tassi e numerosi esemplari di avifauna come picchi, torcicolli e altri passeriformi insettivori e granivori. Da qualche anno è stato reintrodotto anche il cinghiale.

Di particolare interesse la popolazione di imenotteri tra cui calabroni, vespe e soprattutto bombi particolarmente interessanti per la loro attività di impollinazione

Laboratori/Attività :

LE API E IL TERRITORIO: educazione ambientale e alimentare Mettere a contatto ravvicinato e in totale sicurezza il visitatore con le api e far conoscere le peculiarità storiche, geologiche e antropologiche del territorio. Far conoscere ai visitatori il mondo delle api con particolare riferimento all'individuo alveare, l'importante attività di impollinazione delle colture e il valore dei prodotti dell'alveare: non solo miele ma anche propoli, pappa reale, pane delle api, cera. Far scoprire come il territorio sia ricco di risorse naturali e di storia fin dall'antichità. A seconda dell'età e delle competenze, il visitatore nell'aula di osservazione viene informato sull'organizazione dell'individuo alveare attraverso la descrizione della vita sociale delle api supportata da un'ampia serie di foto e macro-foto in formato A3 che illustrano la vita all'interno dell'alveare a partire dalla deposizione dell'uovo e fino alla schiusa, la differenziazione e i ruoli degli individui (ape regina, fuco, ape operaia), le attività fuori dell'alveare (impollinazione, raccolta del nettare e della propoli) e la sciamatura (riproduzione dell'individuo alveare). Una sezione è dedicata ai nemici delle api (parassiti e altri insetti predatori). A supporto delle macrofoto il visitatore può aprire un'arnia didattica completa in tutte le sue parti con favi dove le api sono state sostituite con foto in grandeza naturale con particolare riferimento alle parti di favo dedicate alla riproduzione degli individui, a deposito di scorte di miele e pane delle api e al melario. Sono a disposizione del visitatore anche favi reali di alveare, favi costruiti naturalmente da sciami abbandonati in natura, nidi di altri imenotteri. Dall'ampia vetrata rivolta a Sud, il visitatore potrà osservare, da distanza ravvicinata e in totale sicurezza, l'apicoltore che apre le arnie prospicienti la vetrata, i favi da nido e/o da melario portati a pochi centimetri di distanza dall'osservatore e apprezzare la relativa tranquillità dell'apicoltore che, adottando pochi e semplici accorgimenti, può tranquillamente entrare a contato ravvicinato con le api. Questo serve anche per sdrammatizzare la paura che a volte coglie il visitatore. L'apicoltore è dotato di microfono per poter spiegare direttamente al visitatore che cosa sta facendo. Se il periodo stagionale è indicato, il visitatore poò assistere anche alle farie fasi di smielatura attraverso la vetrata ad Ovest dove l'apicoltore spegherà e farà vedere tutte la fasi di disopercolatura e centrifugazione dei favi. Un campione di miele che uscirà dalla centrifufa sarà fatto apprezzare al visitatore per il colore, il profumo ed il gusto. Un capitolo a parte può essere dedicato all'uso indiscriminato dei fitofarmaci che, in zone ad alta incidenza agricola, possono compromettere la vita delle api e di altri impollinatori e contaminare anche i prodotti dell'alveare. Far conoscere e toccare con mano l'utilizzo della selce, come si ricavavano dapprima affilatissimi taglienti e più tardi come l'uomo abbia utilizzato la selce per accendere il fuoco e successivamente come innesco nei fucili (dal 1701 e fino al 1860).

Dettagli dei laboratori :

Fascia di età : DAI 3 IN POI
Fascia oraria : Mezza giornata pranzo al sacco

Politiche COVID/19 :

SI
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